Ipotesi ospedale Covid al Piemonte, per la Cisl Messina “testimonianza di una macchina organizzativa…disorganizzata”

Alibrandi, Bicchieri e Costa: «Si rischia l’abbandono delle altre cure e, senza adeguati rinforzi, un eccessivo carico sui sanitari e lavoratori»

Messina – «L’ipotesi di trasformare il Piemonte in ospedale Covid è la testimonianza di come la macchina organizzativa della Sanità sia …disorganizzata». A dirlo è il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi, insieme ai segretari generali di Cisl Fp Messina e Cisl Medici Messina, Giovanna Bicchieri e Giuseppe Costa, che evidenziano come «in due anni, dall’inizio della pandemia, non c’è stata alcuna programmazione né sulla gestione della malattia e dei pazienti, né sulla realizzazione di nuovi posti letto Covid in strutture ospedaliere e non».

Il nodo principale, per la Cisl, è quello delle cure. «Siamo consapevoli che l’aumento vertiginoso dei contagi delle ultime settimane necessitano di una risposta immediata – proseguono Alibrandi, Bicchieri e Costa – ma riteniamo inaccettabile che una struttura così importante ed in una posizione strategica nel cuore della città, diventi dall’oggi al domani un ospedale Covid abbandonando la gestione delle altre cure. Una scelta calata da Palermo senza conoscere la città, senza comprendere che il Pronto Soccorso del Piemonte è uno dei più richiesti, che si abbandonano pazienti non Covid che andranno a riempire i reparti di altri ospedali, come il Policlinico e il Papardo, già alle prese con grandi difficoltà di gestione Covid e non. Il rischio, qui a Messina, diventa quello di morire di una malattia diversa dal Coronavirus perché non è stata fatta una programmazione sulle necessità reali del territorio».

Un esempio che la Cisl evidenzia è quello dei pazienti di riabilitazione con gravità. «I cosiddetti tracheostomizzati – spiegano ancora Alibrandi, Bicchieri e Costa – che hanno, per legge, diritto ad essere ricoverati in un presidio con posti letto di rianimazione. Il loro trasferimento dalla Gca Piemonte a Casazza ed il fatto che la Rianimazione del Piemonte diventerà Covid, renderà improponibile il loro ricovero nella struttura sanitaria. Inoltre, manca ad oggi all’ospedale Irccs Piemonte un direttore medico di presidio ospedaliero che sia laureato in Igiene, per cui tutte le responsabilità ricadono esclusivamente sul direttore sanitario che non possiede tale specializzazione».

Ma la realizzazione di un ospedale Covid al Piemonte porta anche altre perplessità. «Come quella – continuano i rappresentanti della Cisl  – di una struttura che deve essere adeguata in poche ore alle necessità di una pandemia: servono medici ed infermieri specializzati, servono macchinari, strumentazione, dispositivi di protezione personale in misura sufficiente per tutti. Tutti punti che andrebbero discussi anche con le Organizzazioni sindacali perché il prezzo di questa decisione rischia, alla fine, di essere pagato proprio dai sanitari e dai lavoratori. Anche perché ricordare come il carico di lavoro, nei Covid Hospital, è fisicamente e mentalmente superiore ad altri nosocomi ed è necessario implementare gli organici per garantire il turnover giornaliero e la sostituzione dei sanitari che, purtroppo, potrebbe rimanere contagiati».

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