L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti in visita al Polo Tattile Multimediale

Catania – E’ ripartita l’attività in presenza dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Ragusa. Lo testimonia una delle ultime iniziative promosse dalla sezione provinciale di Ragusa con la visita al Polo tattile multimediale di Catania, un museo accessibile e unico nel suo genere. Rappresenta la naturale estensione della Stamperia regionale Braille, la cui attività di integrazione sociale e culturale dei minorati della vista inizia circa quarant’anni prima con la realizzazione di riviste associative per conto dell’Unione nazionale italiana ciechi e successivamente con la traslitterazione di testi editoriali in braille, Large print (caratteri ingranditi per ipovedenti) e testi in formato elettronico. La comitiva dell’Uici Ragusa ha avuto modo di recarsi all’interno del palazzo del 1700 in cui è ospitato il museo.

Il gruppo UICI di Ragusa davanti il Museo tattile di Catania

La caratteristica che lo rende unico in Italia e in Europa è quello di essere un concentrato di sapere esteso a tutti, che abbraccia tutte le culture del continente. “Ed ecco, dunque – sottolinea il presidente Uici Ragusa, Salvatore Albani – che abbiamo potuto ammirare la solare Piazza Duomo a Catania oltre all’imponente piazza San Pietro in Roma, quindi siamo passati dalla Magna all’antica Grecia attraverso il teatro di Siracusa, la Valle dei Templi e il misterioso Partenone; e, ancora, dalla visionaria architettura della Sagrada Famiglia in Barcellona alle maestose piramidi lungo la piana di Giza; dal fascino della moschea blu ai racconti di guerra e pace sul ponte di Mostar; dalle piccole grandi storie del muro del pianto fino alle vertigini della torre Eiffel; tutto questo e molto altro ancora in un viaggio intenso attraverso le nostre mani, sulle punta delle nostre dita e con la voglia di partire e conoscere. Ringraziamo il Polo tattile multimediale, un museo accessibile unico nel suo genere, per averci accolti, per questo straordinario viaggio e perché ci aiuta a raccontare la disabilità visiva come un altro modo di conoscere il mondo”.

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