Palermo – Questa volta Mauro Tiberi, il musicista che apprende le sonorità’ dell’Oriente, non è’ qui’ col suo gruppo ma da solo e interpreta le preghiere dei monaci del deserto!
Lo abbiamo ascoltato al Teatro Atlante dove ha pure tenuto uno stage sulle sonorità’ corporeee e la percussione rituale, attivita’ parallela al Suo essere musicista che lo porta a tecniche di vocalizzazione ottenute con esercizi di respirazione armonizzati al
Corpo!
Nella sua performance attraverso lyra pontiaca, tamburo e chitarra baritona ci ha proposto i deserti degli eremiti orientali, deserti del silenzio interpretati con armonie percussive e suoni gutturali.
Certo nella Sicilia di Sigismondo D’India, Alessandro Scarlatti e Alberto Favara, dove , pur agli opposti sonori, musica barocca ed etnica sono abilità’ strumentali e vocalismi, qui’ Tiberi (che vuol portarci nella dimensione vocale dei Sufi e dei Bonzi ) vuol farci conoscere i suoni delle pietre e dei venti che si confondono con i suoni della corporeita’.Nella sua musicalita’ par trovare una lettura comune con le litanie bizantine e i lamenti funebri del mondo pagano.
E queste sensazioni le riporta nei seminari dallo stesso tenuti nei giorni successivi per coloro che volessero imitarlo.
D’Altra parte la sicilia tra il V e il X secolo fu piu’ parte dell’Ecumene orientale che di quello occidentale e gli echi del tempo ritornano non solo come archetipi
Mondi certamente lontani la Sicilia della polifonia strumentale da quella dei monaci evocati da Tiberi…eppure l’afflato di restituisce una musicalità’ arcana tipica del nomadismo
Claudio Paterna

