Impianto termale con piscina di Aquae Statiellae

Acqui Terme (AL) – Scheda tratta dal sito della Soprintendenza Archeologia Piemonte.

Con DM 44/2016 la Soprintendenza Archeologia Piemonte è stata soppressa e le competenze unificate alle tre nuove Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Piemonte. Il presente sito rimane attivo a documentazione dell’attività pregressa, ma non verrà ulteriormente incrementato.

Acqui Terme (AL) Corso Bagni

Descrizione dell’area

«L’area archeologica permette di visitare un settore di un impianto termale di età romana. Scoperta agli inizi del XX secolo in occasione della costruzione del Palazzo Valbusa e aperta al pubblico nel 2002, dopo un lungo intervento di restauro delle strutture e di sistemazione del sito, essa comprende la piscina ed alcune porzioni delle strutture edilizie ad essa connesse.

All’ingresso dell’area è stato realizzato uno spazio espositivo per la presentazione al pubblico di una selezione dei materiali archeologici provenienti dallo scavo, corredata da un ricco apparato didattico-illustrativo.

Rinvenimenti

La piscina costituiva un settore importante di un vasto complesso termale risalente all’età imperiale romana. Venuta casualmente alla luce nel 1913, la struttura fu all’epoca esplorata solo parzialmente prima di essere in parte reinterrata ed in parte inglobata nel piano cantinato di Palazzo Valbusa allora in costruzione. Ulteriori scavi vennero effettuati negli anni ’70, ma è solo con gli ultimi interventi di tutela e ricerca (1999-2000) che si è finalmente arrivati ad una completa messa in luce della grande vasca.

L’antico edificio termale doveva occupare una superficie considerevole (estendendosi probabilmente fino all’attuale piazza Italia) ma in parte è andato distrutto a causa della continuità d’insediamento e in parte è nascosto dalle costruzioni e dall’impianto stradale attuali. In epoca romana, questo impianto si trovava in un quartiere periferico dell’antica Aquae Statiellae, ai margini del centro abitato vero e proprio ma comodo da raggiungere tramite la via Aemilia Scauri che correva nelle immediate vicinanze.

La piscina doveva probabilmente essere approvvigionata dalle acque calde provenienti dalla sorgente della “Bollente” e svolgeva, in origine, la funzione di calidarium, cioè di ambiente riscaldato artificialmente dove era possibile godersi bagni caldi, secondo le abitudini termali tipiche degli antichi Romani. La vasca presenta forma rettangolare e dimensioni considerevoli (13×6,5 m); è stata scavata direttamente nel substrato marnoso e appare delimitata da un poderoso muro perimetrale, realizzato in lastre di pietra e ciottoli. In esso sono stati ricavati tre gradoni, di altezza differente, dai quali era possibile scendere all’interno della vasca stessa. Le strutture murarie in alzato dovevano reggere, in origine, una copertura a volta, ornata da una ricca decorazione a mosaico policromo, in tessere di pasta vitrea, i cui resti sono stati rinvenuti nel corso degli scavi. Il fondo e i gradini della vasca erano invece interamente rivestiti di lastre di marmo bianco di grande pregio, di provenienza greca e orientale: una parte di tale rivestimento è ancora conservata nella sua collocazione originaria. Ricca doveva essere anche la decorazione architettonica (numerosi sono infatti i resti di capitelli, lesene ornamentali e cornici in marmo recuperati negli scavi), che doveva contribuire ad accrescerne l’aspetto monumentale».

Info:

Telefono: +39 0144.770272.300 – fax +39 0144.770209

Email: cultura@comuneacqui.com; info@acquimusei.it

Web: http://www.acquimusei.it/

Ph. www.acquimusei.it

Bibliografia

Zanda E. – Bacchetta A., La piscina romana, Aquae Statiellae. Percorsi di archeologia, 1, Genova, 2005.

Giuseppe Longo

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