Melissa Lohman “Una dolce topia” – Roma, Museo delle Mura. Dal 19 al 31 ottobre

Roma – Dal 19 ottobre al Museo delle Mura la personale dell’artista Melissa Lohman “Una dolce topia”. Fino al 31 ottobre 2021, un progetto di Melissa Lohman sul corpo è in dialogo con gli spazi del Museo delle Mura.

«Dal 19 al 31 ottobre 2021al Museo delle Mura sull’Appia Antica sarà visibile al pubblico la nuova personale di Melissa Lohman “Una dolce topia”, curata da Antonello Tolve e promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con l’Associazione Culturale TRAleVOLTE. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Per questo suo nuovo progetto Melissa Lohman (New York, 1976) pone al centro dell’attenzione il corpo come luogo, come ambiente che accoglie e respinge, come territorio epidermico del dentro e del fuori o anche come spazio che assorbe in sé il tempo e come tempo che risucchia lo spazio. Si tratta, infatti, di un lavoro che nasce da istanze squisitamente performative – la ricerca di Lohman è strettamente legata alla danza sperimentale e al teatro – da una azione che cerca di manifestarsi attraverso la materia che gli è opposta.

Nelle due torri del Museo trovano spazio i lavori più propriamente scultorei, alcuni abbracci di tela incerata che indicano un’apertura all’altro, uno solo dei quali si presenta come un guscio che ha accolto il corpo e che si mostra in quanto rivestimento sferiforme. Tre fogli di carta da imballaggio, lungo il corridoio che collega le due torri, sono eleganti e sofisticate rivelazioni antropometriche, lavori nati da un’azione meno recente (Monster Me tenuta nel 2020 allo Studio Campo Boario).

Al primo piano è tra l’altro visibile il video di una nuova performance che l’artista realizzerà in loco qualche giorno prima dell’opening.

Melissa Lohman è nata a New York nel 1976. È performer, coreografa e artista visiva. Laurea in Belle Arti, School of Visual Arts, NYC 2000. Attualmente vive e lavora a Roma.

Dal 1995 crea opere per spazi espositivi, teatrali e luoghi non convenzionali a livello internazionale, tra le quali: nel 2016 la performance Corpo Estraneo, nella quale è coreografa, dell’artista/architetta Bryony Roberts, realizzato per la piazza del Campidoglio nell’ambito dell’esibizione Studio Systems dell’Accademia Americana a Roma; nel 2019 la performance Reflections on Spirals and Curves per l’installazione Proiectum di Fabrizio Crisafulli e Federica Luzzi presso la Biblioteca Vallicelliana, Roma; dal 2018-2020 partecipa al New York Butoh Institute Festival presso il Theater for the New City, NYC».

Una dolce topia da cui partire e a cui tornare di Antonello Tolve

«Il corpo come luogo, come ambiente che accoglie e respinge, come territorio epidermico dell’Innen e dell’Aussen o anche come spazio che assorbe in sé il tempo e come tempo che risucchia lo spazio, il corpo – «questo piccolo nucleo utopico dal quale sogno, parlo, procedo immagino, percepisco le cose al loro posto e anche le nego attraverso il potere infinito delle utopie che immagino» (Foucault) – è l’avamposto privilegiato da cui scaturiscono i recenti lavori di Melissa Lohman (New York, 1976), legati tutti a un silenzio che impedisce l’abuso delle parole e che non lascia abusare di sé. In materia di pensiero questo suo nuovo progetto nato in parte da un dialogo con il modus operandi di Giuseppe Tabacco (da anni impegnato in un processo di trasformazione alchemica della cera d’api) e organizzato a Roma nei prestigiosi spazi del Museo delle Mura, si annoda lungo l’asse d’una spettralità intesa prima di tutto come presenza di una muta assenza, come nuda scorza, come ricordo di un accadimento che sembra essere sempre posseduto dal presente (e che si trova a un passo da certe orchestrazioni di Yves Klein e a un passo da certi congelamenti di Jasper Johns).

Si tratta infatti, nello specifico, di un lavoro che nasce da istanze performative (la ricerca di Lohman è strettamente legata alla danza sperimentale e al teatro), da una azione che si svolge in tempo reale e che cerca successivamente di manifestarsi attraverso la materia – anche quella temporale, anche quella sonora – che gli è opposta: nella sinuosità flessuosità tortuosità della tela incerata e riscaldata dal solo corpo per diventare (momentaneamente) manto malleabile e anodino ad esempio, o nella croccantezza geometrica della carta che si stropiccia per avvolgere il corpo e per creare delle corsie, dei sentieri impervi su cui l’artista disegna un certo schema della propria plasticità, distesa, colta da una angolazione imprevedibile, visibile soltanto in un secondo momento, quando Lohman decide di scollarsi di dosso la carta ormai vuota eppur pregna di vita. In questi lavori, che siano essi del primo o del secondo nucleo performativo, il corpo si cerca e si manca consapevolmente grazie a una nuova misura antropometrica, a un esercizio euritmico che incrocia appunto gli orizzonti della materia per mettere in scena un racconto fatto di oggetti necessariamente vuoti, di involucri destinali, di piacevoli assenze che si offrono soltanto mediante il loro delicato e quasi diafano opposto.

Se da una parte, nelle due torri (al primo piano è tra l’altro visibile il video di questa nuova performance) troviamo alcuni abbracci di tela incerata che indicano una apertura all’altro – di questi lavori più propriamente scultorei soltanto uno si presenta come un avvolgimento del corpo, come un guscio che ha accolto il corpo e che ora si mostra in quanto rivestimento sferiforme -, tre fogli di carta da imballaggio, d’altro canto, lungo il corridoio che collega le due torri, sono eleganti e sofisticate rivelazioni antropometriche, lavori nati da un’azione meno recente (Monster Me tenuta nel 2020 allo Studio Campo Boario) e che vedono l’artista nell’atto di cercare una aderenza dei propri lineamenti con dei fogli di carta per tracciare e assecondare con la punta grassa di un pastello ad olio le rotondità del proprio corpo sì da trasformarle in traccia, in linea, in racconto aperto al racconto del gesto che si consuma nell’assecondare le linee del volto, nell’indicare il collo e il costato, nell’avanzare sulla circolarità delle mammelle e dei capezzoli, nel discendere sugli archetti delle costole e via via nell’andare a definire la radice della coscia, nel tentare la discesa rumorosa verso le ginocchia, verso le caviglie, verso i piedi» (Antonello Tolve)

Museo delle Mura, Via di Porta San Sebastiano 18 – 00179 Roma

Info:

Melissa Lohman. Una dolce topia (19 – 31 ottobre 2021)

Orari: dal martedì alla domenica ore 9.00-14.00 (la biglietteria chiude mezz’ora prima).

Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre.

Biglietteria: Ingresso gratuito

A cura di: Antonello Tolve. Promossa da: Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. In collaborazione con Associazione Culturale TRAleVOLTE. Servizi museali: Zètema Progetto Cultura.

Info:

Telefono: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

Web:

www.museiincomuneroma.itwww.museodellemura.it

Per entrare al Museo: In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al Museo sarà consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass.

Giuseppe Longo

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