Omelia dell’Arcivescovo di Monreale Mons. Gualtiero Isacchi per i funerali del giovane ucciso a Balestrate

Trappeto (PA) –  Omelia Funerale Vincenzo Trovato. Trappeto 17 agosto 2022 (Rm 8,31-35.37-39; Salmo 22; Mc 15, 33-39; 16, 1-6).

«Carissimi mamma Rosalia e papà Enrico, carissimo Vito e famigliari tutti: non siete soli. Siamo in tanti ad essere venuti in questa chiesa per stringerci intorno a voi. Non troviamo parole umane capaci di esprimere ciò che proviamo in questo momento. L’unica parola che ci è sembrata buona è la nostra presenza, il nostro esserci. 

La parola di vita più eloquente è l’esserci. Per questo desidero ringraziare tutti per la presenza cari fratelli e sorelle, sacerdoti, autorità civili e militari e, in particolare, voi giovani, amici di Vincenzo, che di fronte all’apparente non senso della morte di un amico avete scelto di esserci.

È questo il primo passo per alimentare la speranza e il cambiamento. 

Ci sono cose che accadono, cose che ci accadono e non capiamo; ci sono cose dolorose che rifiutiamo; ci sono fatti in cui la ricerca di senso resta insoddisfatta e si infrange nell’unica domanda a noi possibile: perché? Perché Vincenzo? Perché in questo modo barbaro? 

È questa la stessa domanda che è circolata il giorno della morte di Gesù tra i suoi discepoli.

Una domanda ancor più drammatica è gridata Gesù: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». L’esperienza della morte non solo appare vuota di senso, ma ci sembra anche vuota di Dio.

Stiamo rivivendo gli stessi sentimenti di coloro che stavano ai piedi della croce: perché Dio non interviene? Che senso ha? Che male ha fatto Vincenzo? Sono queste le nostre parole.

Ma ora, in questa celebrazione, vogliamo far tacere per un istante le nostre parole e metterci in ascolto di una Parola diversa dalle nostre: la Parola di Dio. L’unica capace di dire il senso della vita e della morte. Per poter comprendere questa Parola di vita è necessario da parte nostra un ascolto diverso, che non si affidi solo alla testa, ma che partendo dal silenzio ascolti attraverso il cuore. È così che si coglie il senso.

Perché la verità delle cose non si esaurisce in ciò che accade e che si vede con gli occhi e che si può misurare e verificare, c’è un altro piano più profondo: è lì che si trova il senso. Vincenzo era un gran lavoratore (…), ma il significato del suo lavorare non lo si comprendeva solo guardando alla fatica compiuta quotidianamente, ma piuttosto dall’ascolto del cuore di Vincenzo, dei suoi sogni, del suo desiderio di costruire un futuro migliore. Nello steso modo potremmo dire che il valore della morte non sta solo in ciò che accade, ma in ciò che significa.

È possibile cogliere il significato della morte? Sotto la croce c’è stato chi ci è riuscito, un soldato romano, un non credente, che «vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”»

Carissimi mettiamoci in ascolto della Parola di Dio che attraverso la fede fa vibrare i nostri cuori e ci fa ripetere, insieme al centurione del vangelo: davvero Vincenzo non è morto, ma vive con Dio Padre. Questa è la nostra fede!

Mettiamo in circolo le parole della fede: speranza, amore, fiducia, perdono, serenità… Sono parole che oggi noi adulti diciamo poco. Siamo tutti vittime di parole di rabbia, violenza, odio, sopraffazione, vendetta. Parole, queste, che spingono all’affermazione del proprio io, dei propri interessi personali anche a scapito degli altri, anche a costo della vita dell’altro. Noi, quest’oggi, diciamo no a questo linguaggio e a questa logica che hanno ucciso Vincenzo! Diciamo no alla violenza, all’odio, alla vendetta, alla sopraffazione, all’egoismo! È questa la nostra fede!

Lo so, è un’impresa ardua quella di fidarci della Parola di Dio e del nostro cuore. È difficile, ma non impossibile. In Dio e con l’aiuto di Maria, troviamo la forza per scegliere e deciderci di affidarci alla parola di Vita. Se scegliamo la Parola della fede, allora con san Paolo potremo ripetere: «lo sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore».

Credo, crediamo che Vincenzo vive per sempre nell’amore misericordioso di Dio. Questa è la nostra fede! È questo che stiamo celebrando: la vita eterna che Vincenzo ora sperimenta pienamente.

Affidiamo Vincenzo alla dolcezza materna di Maria Assunta in cielo, perché lo introduca nell’abbraccio misericordioso del Padre. Preghiamo per i familiari tutti di Vincenzo, perché in Dio possano sperimentare la consolazione della fede. Chiediamo per tutti noi -io lo faccio in modo particolare per voi giovani- il coraggio e la forza di vivere le parole della fede per essere nel mondo un segno di novità. Amen» (Mons. Gualtiero Isacchi)

Giuseppe Longo

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