Celebrata Giornata mondiale del malato
il vescovo La Placa: “la malattia fa’ parte della nostra esperienza e ci ricorda il valore della prossimita’ ai nostri fratelli in difficolta’”

Ragusa – “La malattia fa’ parte della nostra esperienza, ma può diventare disumana se vissuta nella solitudine e nell’abbandono. Questo appuntamento ci ricorda, ci insegna il valore della prossimità ai nostri fratelli malati che, oltre al bisogno di cure mediche, hanno necessità di vicinanza fraterna, per essere confortati, aiutati e sorretti in un momento difficile della loro vita. Un aiuto altrettanto importante è quello di essere accompagnati e assistiti spiritualmente”. Così il vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, ha aperto l’omelia, citando le parole di Papa Francesco, riferita alla XXXI Giornata mondiale del malato ospitata nella Cattedrale di San Giovanni Battista del capoluogo ibleo. L’iniziativa promossa dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute nel giorno in cui si celebra la memoria della Beata vergine Maria di Lourdes ha visto la partecipazione di numerosi fedeli ed è stata concelebrata, oltre che dal direttore dell’ufficio, il sacerdote Giorgio Occhipinti, dal vicario generale mons. Roberto Asta, dal parroco della Cattedrale, il sacerdote Giuseppe Burrafato, dal responsabile Msce, il sacerdote Giovanni Filesi. Erano presenti anche l’Unitalsi, sottosezione di Ragusa, l’Avo e l’Aido. “Il malato – ha detto ancora mons. La Placa – accoglie la sofferenza come partecipazione al momento di morte e resurrezione di Cristo, da cui scaturisce quell’amore e quell’offerta di sé che sorregge anche quando si è crocifissi dal Male, rendendosi conto che la malattia può essere vissuta come momento di partecipazione alla salvezza di se stessi. Ecco perché diciamo che la persona ammalata, in maniera ancora più profonda, diventa parte della missione stessa della Chiesa. Le situazioni di fragilità ci mettono in modo speciale a contatto con la Croce di Cristo, ci avvicinano alla sua vita, ci rendono più simili a lui. Solo nella fede è possibile accedere all’esperienza della fecondità del dolore, della malattia, della sofferenza per la vita e alla maturazione del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. Anche nelle condizioni più disperate, l’ammalato può collaborare in modo del tutto speciale alla gloria di Dio e alla salvezza degli uomini e di tutto il mondo”. Durante la celebrazione, don Occhipinti ha ringraziato le parrocchie Maria Ausiliatrice, Sacro Cuore e San Paolo per la collaborazione oltre a Fiorenza Di Martino, Maria Tronci, Marianna De Luca, Elvira Firrincieli e Giovanna Iacono Fiore per aver realizzato e attualizzato il percorso sinodale dell’ufficio. “Speranza, servizio, fiducia, carità, relazione, vicinanza, empatia, ascolto, prendersi cura – ha chiarito don Occhipinti – sono gli obiettivi di una Chiesa in ascolto…per servire”. Altri ringraziamenti sono stati rivolti a Radio Karis, alla corale della Cattedrale San Giovanni Battista diretta dal maestro Giovanni Giaquinta, ai componenti dell’Ufficio pastorale della salute, alla fotografa Laura Moltisanti, all’ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi e, naturalmente, a tutti i fedeli presenti alla celebrazione e “in particolare ai nostri malati” per la piena riuscita dell’appuntamento.

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