Acqua potabile? Lettera aperta a Chi di competenza

Cefalù (Pa) – Cefalù, la nostra tanto decantata “urbs placentissima”, la “Perla del Tirreno” (a torto o a ragione), indiscussa meta di turismo straniero e di piacevoli destinazioni festive da parte di nostri conterranei, la Cefalù tanto decantata dall’Auria, da Mons. Misuraca, da Goethe, da Cicerone e da tant’Altri grandi ai quali il rispetto è indubitalbilmente dovuto, questa nostra rinomata Città ormai conosciuta in ogni sito, famosa, inoltre, per le molteplici acque di cui è dotata, il Cefalino, il fiume della Caldura, le sorgive del Pisciotto, incredibile dictu è senza acqua; o, meglio, malgrado sia dotata di depuratori, a quanto pare purtroppo inefficienti, non ha acqua potabile. Stop.

Quella che scorre dai rubinetti e che paghiamo non è potabile. Le acque naturali correnti, che potrebbero essere utilizzate prelevandole a monte, non vengono prese in considerazione, a che io sappia, e noi cittadini siamo costretti, obtorto collo, a comprare l’acqua imbottigliata, che, a volerla dir tutta, non ha certamente le prerogative di quella naturale.

Credo di poter interpretare gli intendimenti della popolazione tutta per vergare quanto sto affidando alla pubblica attenzione ed alla amministrativa competenza.

Nella scorsa gestione Lapunzina c’era stata la lodevole iniziativa di allocare in Piazza Cristoforo Colombo un recipiente che veniva rifornito da un’autobotte che prelevava l’acqua da una sorgente montana. Sul rubinetto erogante campeggiava una chiarissima leggenda “Acqua Potabile”, e di quella si usufruiva ad iosa, pur il trasporto a casa vessando.

Adesso, da alcuni mesi a questa parte tale riserva è stata clorata sicuramente con un dosaggio eccessivo, talché se prima la si poteva bere, ed io la bevevo tranquillamente assieme alla mia famiglia tutta (l’ho ben bevuta per oltre cinque anni!), ora, a parte l’odore acre inaccettabile che emana dal liquido, se pure la si assume pare di bere candeggina.

Sarà il mio palato con le papille gustative malformate a non sopportarla? Non so.

Inoltre la scritta “POTABILE è scomparsa dal frontespizio e non c’è più bisogno della tessera speciale erogata dal Comune agli utenti del centro storico per poterla prelevare.

E’ diventata impotabile e di uso comune.

A Chi rivolgersi adunque? In Chi sperare per poter riattivare una fonte pura per attingere acqua potabile, se non addirittura, nel più felice dei casi, far sì che quella che sgorga dai rubinetti delle abitazioni possa essere bevuta?

Una novena a Sant’Antonio lascia il tempo che trova. I Santi non li vedo muovere per situazioni più importanti e vai a sperare che si muovano per l’acqua di Cefalù!

Né è mai possibile pensare di andare a prelevare l’acqua potabile a chilometri di distanza, a Gratteri, a Castelbuono, a Finale di Pollina, a Lascari, a Capo dell’acqua sotto Gibilmanna o altrove.

La fatica e le spese di benzina, ai costi d’oggi, sopravanzerebbero di gran lunga quelle dell’acquisto del prodotto imbottigliato.

Mi auguro che CHI di COMPETENZA, acclarato l‘attuale problema esposto e la connessa legittima invocazione, voglia attivarsi a considerarli primari nella casistica dei benemeriti civici pluralistici progetti da realizzare.

Grazie e con ogni osservanza.

Giuseppe Maggiore

Qualis eligere