A colloquio con Luigi Sabatino componente della commissione nazionale della disciplina Ju Jitsu

Palermo – Una domanda perché il Ju jitsu?  Rivolta a Luigi Sabatino componente della commissione nazionale della disciplina  in seno alla Fijlkam.

“In una società ipertecnologica, dove i social – media invadono e pervadono la vita “sociale”, dove si cerca sempre di più il distacco fisico preferendo la realtà virtuale, quella delle arti marziali è una realtà vera e reale , che va oltre l’aspetto agonistico e propone a chi lo pratica, insegnamenti utilissimi tanto all’atleta, quanto alla persona, lo studio dell’arte marziale rappresenta infatti la ricerca di uno stato di benessere psico-fisico che possa migliorare anche una serenità interiore, in una vita vissuta in maniera frenetica come quella di ogni giorno”.

“Il termine “Jujitsu” significa letteralmente “arte della cedevolezza” o “dolce arte”. Si basa proprio sul principio secondo cui assecondando un attacco e lasciandolo scorrere via. Le tecniche che si possono ammirare in una competizione sportiva non sono altro che un’applicazione dei concetti del ju jitsu e delle arti marziali in generale.

Il Ju jitsu non è soltanto una serie di movimenti dinamici, ma è una disciplina intesa come “filosofia di vita”. Praticando il Ju Jitsu scopriamo come sia completo dal punto di vista fisico; infatti troviamo sia i colpi (atemi),  prerogativa della difesa a distanza, sia le proiezioni, leve articolari, ostruzione delle vie respiratorie e sanguigne, immobilizzazioni, stimolazione di punti sensibili e nervosi, che fanno parte della difesa a contatto con l’avversario, ed infine non è subordinato alla forza sviluppata dai muscoli, in quanto lo sforzo impiegato in un attacco da parte dell’avversario, grazie a leggi fisiche, naturali si trasforma in mezzo di difesa.

Il Ju jitsu è ormai diventato uno sport agonistico a tutti gli effetti, ogni anno vengono organizzati campionati di altissimo livello, in cui possiamo trovare diverse discipline: fighting system, ne-waza, duo system.

Il fighting system consiste in un  combattimento diviso in tre fasi, una prima parte che prevede uno scontro a distanza con colpi controllati di braccia e gambe; una seconda fase in cui i due avversari dopo aver consolidato le prese , si trovano a combattere  in piedi e tentano di portare a terra l’avversario attraverso tecniche di squilibrio e proiezione; la terza fase  consiste nel combattimento a terra. L’obiettivo è quello di immobilizzare l’avversario o finalizzarlo con leve e strangolamenti (sempre controllati da chi li esegue). Questo è un genere di combattimento molto completo e nelle competizioni più importanti, si può assistere ad incontri di grande livello tecnico.

Il ne-waza consiste invece in un combattimento che si svolge quasi completamente a terra. L’obiettivo è quello di finalizzare l’avversario per vincere l’incontro entro la fine del tempo regolamentare. Nel caso in cui ciò non accada, vince l’incontro l’atleta che ha guadagnato più punti attraverso il controllo dell’avversario nelle diverse posizioni di immobilizzazione.

Il duo-system è una gara che vede affrontarsi due coppie di atleti, maschili, femminili, o miste, in un’esibizione in cui le coppie propongono delle tecniche di difesa come risposta ad attacchi pre-impostati . L’esibizione è valutata in base alla pulizia delle tecniche, la spettacolarità e la difficoltà. La coppia che ottiene il punteggio più alto vince l’incontro.

Da qualche anno è stato introdotto anche il duo-show  in cui gli atleti rappresentano una vera storia che contiene in se diverse tecniche di Ju jitsu”.

Francesco Paolo Arduino

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